
Le allergie respiratorie in primavera
22/04/2022
Nel periodo primaverile i soggetti che soffrono di allergie ai pollini sono alle prese con diversi problemi alle vie respiratorie. Il Dr. Giovanni Michetti, pneumologo di Habilita San Marco, a Bergamo, ha approfondito con noi il tema delle allergie specifiche di questo periodo dell’anno.
«Per le persone che soffrono di allergie, la primavera è un periodo particolarmente difficile, perché i sintomi delle diverse patologie si acuiscono. Le allergie che hanno carattere di stagionalità sono provocate dai pollini e, a seconda delle varie piante, il periodo a rischio è molto ampio. Teoricamente si parte a gennaio con il nocciolo e si arriva fino a settembre inoltrato con la seconda impollinazione delle graminacee e di altre piante. Le allergie stagionali sono quindi limitate ad un particolare periodo dell’anno che, a seconda di diversi fattori, tra cui il clima, può variare di alcune settimane. Faccio un esempio: se la primavera è precoce, l’allergia alle graminacee può comparire già a metà aprile. Se invece è tardiva i sintomi si manifesteranno dopo l’inizio di maggio».
Quali sono i sintomi classici di queste patologie?
«Per quanto riguarda l’apparato respiratorio, l’allergia ai pollini si manifesta generalmente con la rinite, e quindi con sintomi a livello nasale. Parliamo di ostruzione nasale, crisi di starnuti, gocciolamento e prurito al naso. In altri casi l’allergia ai pollini si può presentare con una patologia che è più prettamente legata alla sfera della pneumologia, vale a dire con l’asma bronchiale. Questa problematica è caratterizzata da alcuni sintomi di base come la tosse insistente, la mancanza di fiato, il respiro con il caratteristico fischio respiratorio. L’asma bronchiale può essere molto fastidiosa e impattare in modo evidente la quotidianità di una persona: può disturbare il sonno, rendere difficile praticare attività fisica e incidere negativamente sulla vita lavorativa. Il consiglio è quindi quello di fare riferimento allo specialista per trovare il modo di tenere sotto controllo i sintomi più fastidiosi».
Sono ormai passati due anni dall’arrivo del Covid. Le complicazioni respiratorie legate al virus sono state quelle che hanno provocato più decessi. Come si presenta oggi la situazione?
«Attualmente l’epidemia ha cambiato volto: due anni fa ha mostrato tutta la sua aggressività approfittando del fatto che l’uomo non avesse difese specifiche per questo virus. Ora lo stesso virus è mutato e, per sopravvivere, ha perso una parte della propria aggressività per trasformarsi in un’endemia, ovvero una malattia che convive con il genere umano e che può avere esiti infausti soprattutto con persone fragili, mentre con i pazienti normali si manifesta con sintomi di bassa o media intensità. Il riscontro lo si ha dai dati: a fronte di un numero di contagi che si attesta su alcune decine di migliaia di persone ogni giorno, il numero di ricoveri ospedalieri (sia nel reparto di degenza, sia in rianimazione) resta fortunatamente basso, o comunque gestibile. Ritengo si tratti di un’infezione a cui dovremo abituarci, come abbiamo fatto con altri virus influenzali. Sarà fondamentale proseguire con il calendario vaccinale soprattutto con vaccini che saranno realizzati per neutralizzare le varianti del virus».