La specialista di patologie dell’arto superiore

La Dr.ssa Tajana collabora con Habilita San Marco e Habilita I Cedri

28/01/2022

Habilita San Marco potenzia il proprio servizio di Ortopedia. Da fine gennaio, infatti, la Dr.ssa Maria Serena Tajana ha iniziato a collaborare con il Poliambulatorio di Piazza della Repubblica 10 a Bergamo. Specializzata nel trattamento delle patologie dell’arto superiore, la Dr.ssa Tajana è docente per altri colleghi chirurghi ortopedici sulla chirurgia protesica e artroscopica della spalla. Abbiamo chiesto alla dottoressa di presentarsi e di illustrare quali le patologie su cui è specializzata.

«Mi sono sempre occupata di ortopedia e traumatologia in generale – spiega la Dr.ssa Tajana –, ma ammetto che la mia specializzazione è sull’arto superiore: spalla, gomito e mano. Nel corso degli anni ho acquisito una grande esperienza nell’ambito della chirurgia artroscopica adatta a curare le patologie della cuffia di rotatori (quella che nel gergo comune viene spesso chiamata periartrite); tratto poi tutta la parte degenerativa, vale a dire artrosi della spalla, patologie reumatiche, che invece possono essere corrette con la chirurgia protesica di spalla. Ho una vasta esperienza in ambito traumatologico con un occhio di riguardo anche agli sportivi, frequentemente soggetti a traumi (ad esempio la lussazione di spalla) oltre che a problemi di usura».

Le visite che effettua sono quindi propedeutiche ad un intervento in sala operatoria?

«Non è detto che sia così, anzi. Non bisogna pensare che una visita da un ortopedico comporti necessariamente il bisogno di passare sotto i ferri. Anzi, nella mia filosofia professionale privilegio sempre la ricerca di una soluzione che non preveda il transito in sala operatoria. Come sopra spiegato, da me si presentano pazienti con dolori alla spalla di varia natura: da quelli cronici-degenerativi a quelli traumatici. Solo in base ad una visita approfondita eventualmente accompagnata da esami diagnostici si trova la soluzione più congeniale per ogni singolo caso, cercando sempre di privilegiare terapie riabilitative e conservative e cercando di scongiurare, ove non strettamente necessario, l’intervento chirurgico».

Quindi non tutti coloro che vengono da lei, poi, devono sottoporsi ad un intervento chirurgico.

«Tenete presente – prosegue la Dr.ssa Tajana – che se non sono presenti gravi lesioni di tipo tendineo, nella maggior parte dei casi il problema si può risolvere attraverso un corretto percorso di riabilitazione. Al termine del percorso riabilitativo, dopo una visita di controllo in cui vengono valutati i progressi funzionali e clinici, il paziente viene indirizzato verso un iter riabilitativo o chirurgico a seconda della situazione».

Che tipologia di pazienti si rivolgono solitamente a lei?

«Da me si presentano pazienti di un po’ tutte le categorie ed età: dall’anziano con dolore al paziente che non fa attività fisica, fino all’atleta che ha subito un trauma. Naturalmente in base all’età del paziente cambiano anche le patologie più ricorrenti: nei pazienti più giovani riscontro con maggior frequenza problemi di lussazioni o, più in generale, di instabilità traumatiche. Con l’aumentare dell’età tratto sempre più frequentemente patologie degenerative. Il trauma è fattore comune a tutte le fasce d’età, ma viene affrontato in modo differente in base alle necessità funzionali del paziente».

Perché è consigliabile evitare di rimandare la visita dallo specialista dopo che si manifesta un dolore?

«Nella spalla il rischio di trascinare in lungo determinate problematiche è ancora più alto rispetto ad altri distretti corporei. Il dolore sofferto è solitamente più tollerabile rispetto ad un’anca o ad un ginocchio poiché non ci si cammina sopra. Quindi molti ritengono di risolvere, o controllare, il problema solo con l’ausilio di un terapista o semplicemente limitando la funzionalità dell’arto. Solo quando il problema non si risolve, allora si rivolgono al medico. Ecco, in questo caso mi sento di suggerire di invertire le due azioni. È importante rivolgersi subito al medico specialista che solo dopo una corretta diagnosi può indirizzare il paziente verso il corretto iter terapeutico. Invertire l’ordine dei fattori, e soprattutto non intervenire con tempestività alle prime avvisaglie di disfunzione, può pregiudicare in maniera significativa il risultato finale»

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