
I benefici dell’ossigenoterapia in camera iperbarica
24/08/2023
I benefici derivanti dall’utilizzo della camera iperbarica sono molteplici e la letteratura scientifica ha dimostrato che sono sempre più numerose le patologie che possono essere contrastate grazie a specifici cicli di ossigenoterapia iperbarica. L’ossigenoterapia iperbarica è una terapia attuata mediante la respirazione di ossigeno puro in ambienti, le camere iperbariche, pressurizzate ad una pressione superiore rispetto a quella atmosferica. In tal modo possono essere mantenuti in vita tessuti e cellule anche nel caso di carenze di irrorazione di sangue o di inefficienza del trasporto di ossigeno da parte dell’emoglobina.
Oggi si sente parlare spesso di trattamenti di ossigenoterapia in camera iperbarica, soprattutto quando si registrano emergenze per pazienti vittime di intossicazione da monossido di carbonio (spesso in inverno) o per patologia da decompressione in subacquei (più frequenti d’estate).
Il Dr. Andrea Giovanniello, responsabile del servizio di Medicina Iperbarica di Habilita I Cedri, spiega che «l’attività subacquea è una disciplina molto affascinante che deve essere affrontata con sicurezza, preparazione ed in adeguate condizioni psico fisiche; nei pazienti vittime di patologia da decompressione, se vengono superati i limiti di sicurezza previsti per l’immersione, o se la velocità di risalita è eccessiva, la quantità di azoto che il subacqueo ha accumulato durante l’immersione attraverso la respirazione di aria dalla bombola non viene eliminata dall’organismo correttamente. Questa situazione si verifica a causa dell’elevata pressione a cui il subacqueo è sottoposto durante l’immersione: è questa pressione che causa il deposito di azoto in forma disciolta nel sangue e nei vari tessuti. Se la fase di risalita avviene a una velocità superiore a quanto previsto, la componente di azoto disciolta nei tessuti può liberarsi in forma gassosa e provocare pericolose bolle che si comportano come veri e propri emboli, in grado di formarsi in tutti i distretti corporei: ciò spiega il perché i sintomi e le conseguenze di questa patologia siano molto variabili».
Storicamente la patologia da decompressione viene classificata in malattia da decompressione di tipo 1, che è la forma più lieve, caratterizzata da interessamento della cute con prurito e arrossamenti cutanei più o meno diffusi e/o con interessamento articolare con dolore e limitazione nei movimenti. La presenza di bolle d’azoto nell’encefalo o nel midollo spinale caratterizza invece la forma di tipo 2, più pericolosa. In questo caso la sintomatologia è di tipo neurologico: a seconda delle zone dell’encefalo e/o del midollo spinale interessate i disturbi possono essere di tipo sensitivo, motorio, visivo, etc. La localizzazione di bolle d’azoto può anche coinvolgere i polmoni con difficoltà respiratoria e l’orecchio interno con vertigini ed ipoacusia. Nel caso in cui le bolle dovessero coinvolgere il tronco encefalico, il sub potrebbe anche andare incontro ad un arresto respiratorio.
Altro evento patologico molto pericoloso in ambito subacqueo è rappresentato dall’embolismo gassoso arterioso che può manifestarsi in caso di brusche risalite dalle profondità e che trova giustificazione in una rottura traumatica di strutture anatomiche dell’apparato respiratorio a causa della rapida riduzione di pressione a cui il subacqueo viene esposto con conseguente immissione di gas (embolismo gassoso) nel torrente circolatorio arterioso cerebrale.
«Per tutte queste forme patologiche correlate alla subacquea è indicato il trattamento con ossigeno iperbarico. Il ricorso alla camera iperbarica in regime di emergenza – prosegue il Dr. Giovanniello – è un trattamento medico rianimatorio che avviene al termine di un processo che prevede necessariamente il passaggio del paziente attraverso un Pronto Soccorso dove deve essere formulata una diagnosi e posta indicazione al trattamento con ossigeno iperbarico. Sono quindi i medici ospedalieri a contattare il centro iperbarico di riferimento per richiedere un trattamento in regime di emergenza. Se il trattamento è precoce, si favorisce la dissoluzione delle bolle di azoto e il ripristino della funzionalità dell’organo coinvolto dalla patologia da decompressione, se invece trascorre troppo tempo, la bolla gassosa viene riconosciuta dall’organismo come un vero e proprio corpo estraneo, che si comporterà come una sorta di coagulo, molto più difficilmente responsivo alla terapia. Si tratta quindi di un’emergenza medica in cui il fattore tempo è determinante ai fini prognostici».
L’efficacia dell’utilizzo della medicina iperbarica si può estendere inoltre ad un’ampia gamma di patologie, oltre a quelle finora citate. I pazienti affetti da infezioni necrosanti progressive, lesioni da schiacciamento/traumatiche e fratture a rischio, innesti cutanei e lembi a rischio, ipoacusia improvvisa, osteomielite cronica refrattaria, ulcere cutanee croniche, lesioni tissutali post attiniche, piede diabetico, osteonecrosi asettica, sindrome algodistrofica, possono avere indicazione a cicli di sedute di ossigenoterapia iperbarica che possono risultare molto utili nel processo di guarigione dei tessuti danneggiati.
«In tutti questi casi – conclude il Dr. Giovanniello – l’ossigeno somministrato in camera iperbarica rappresenta un potentissimo farmaco, a volte con una vera e propria azione salvavita, che deve essere somministrato seguendo schemi terapeutici specifici per ogni patologia e paziente come da indicazioni delle società scientifiche di settore ed i benefici che si ottengono con questa terapia possono essere considerevoli. L’otorinolaringoiatra per i casi di ipoacusia improvvisa, il chirurgo vascolare e il vulnologo per le ulcere di varia natura o l’ortopedico per le necrosi asettiche o le sindromi algodistrofiche, sono figure cardine nell’indirizzare il paziente alla ossigenoterapia iperbarica: queste ed altre figure specialistiche, insieme ai medici di medicina generale, possono infatti dare indicazione a questo tipo di terapia eseguibile in convenzione con il SSN».