Cresce l’ambulatorio di reumatologia

26/01/2023

In Habilita San Marco, il Poliambulatorio di Bergamo in Piazza della Repubblica 10, l’ambulatorio di Reumatologia si arricchisce con la presenza della Dr.ssa Eleonora Bonacci. Ci ha raccontato le patologie che incontra più frequentemente tra i suoi pazienti.
«Esistono diverse patologie reumatiche» spiega la Dr.ssa Bonacci. «Tra di esse troviamo problematiche infiammatorie delle articolazioni (artriti) che possono suddividersi in sottocategorie (infiammatorie, autoimmuni, infettive…), patologie articolari di tipo degenerativo, come l’artrosi, che si può dividere da “over use” o da invecchiamento fisiologico dell’articolazione. Inoltre, è importante ricordare la categoria delle connettiviti, delle malattie autoimmuni, il lupus, la sclerosi sistemica, sindrome di Sjögren e infine il campo delle vasculiti».

Hanno delle caratteristiche specifiche che le accomunano?

«Ciò che accomuna tutte queste patologie è che sono di tipo cronico e invalidante: prima vengono diagnosticate, prima si riesce a evitare l’invalidità e, di conseguenza, il danno d’organo e le eventuali conseguenze di una perdita di funzionalità. La diagnosi e l’intervento precoce sono molto importanti: il vero problema è che spesso visitiamo pazienti che, prima di arrivare dal reumatologo, si sono fatti visitare da altri specialisti».

Per quale motivo si verifica questo ritardo?

«Parliamo di patologie che presentano sintomi che si sovrappongono con altre situazioni cliniche differenti, che non hanno nulla a che vedere con il reumatologo. I pazienti si rivolgono prima all’ortopedico, al fisiatra, al massofisioterapista, o ad altri specialisti e, soltanto al termine di un lungo percorso caratterizzato da visite ed esami si sottopongono a una visita dal reumatologo. Purtroppo, in questo modo, si perde molto tempo».

Come è possibile ridurre i tempi per avere una diagnosi corretta?

«Se l’ortopedico e il fisiatra lavorano in un centro in cui è presente anche il reumatologo, allora può essere più veloce il passaggio da un professionista all’altro e si riduce la perdita di tempo. In un centro in cui non è possibile questo tipo di collaborazione, il rischio è quello che la patologia progredisca, provocando anche danni rilevanti».

Lei, in particolare, di che cosa si occupa?

«Io mi occupo di tutti gli aspetti della reumatologia, e in particolare delle artriti e delle artrosi. Dedicandomi alla ecografia muscoloscheletrica posso effettuare diagnosi precoce e diagnosi differenziale tra i diversi tipi di artrite, ma mi occupo anche di fibromialgi, difficile da riconoscere perché non esiste un marcatore specifico. Anche in questo caso i pazienti effettuano un lungo percorso contattando altri professionisti prima di arrivare dal reumatologo. Naturalmente il reumatologo può effettuare la diagnosi, ma per la gestione di questa problematica è necessaria la presenza di un team multidisciplinare. Il medesimo discorso vale anche per i pazienti con l’artrite, l’artrosi, la connettivite: sono sempre coinvolti anche l’ortopedico, il fisiatra e, nei casi più gravi, anche il cardiologo e lo pneumologo possono diventare figure importanti poiché più cresce il danno d’organo, più si rende necessaria la presenza di diverse figure».

Tornando all’artrite e all’artrosi, come si differenziano?
«L’artrite è una patologia infiammatoria, l’artrosi è degenerativa. Il dolore provocato dall’artrosi è meccanico, e il paziente ha dolore nel momento in cui utilizza l’articolazione. Il dolore causato dall’artrite è diverso: il paziente prova dolore da fermo, oppure durante la notte, ed è molto rigido appena si sveglia la mattina. Progressivamente, più si mette in movimento, più la situazione va migliorando. Inoltre, trattandosi di un’infiammazione, è presente anche un gonfiore: l’articolazione gonfia, infatti, è un campanello d’allarme da non sottovalutare».

Ci sono soggetti più a rischio per quanto riguarda le patologie reumatologiche?

«Si sta lavorando tanto sulla prevenzione delle patologie reumatiche poiché diversi studi hanno dimostrato che uno stile di vita caratterizzato da un’alimentazione basata sulla classica dieta mediterranea (con la presenza di prodotti antiossidanti che hanno un’azione antinfiammatoria naturale) può rallentare la comparsa di queste malattie. C’è però da dire che, ad oggi, non si hanno ancora certezze in merito alle cause che provocano queste patologie. Si tratta di una genesi multifattoriale, quindi è presumibile che ci sia una componente genetica e uno stimolo esterno che avvia il processo».

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