
Lo psicologo dello sport
28/05/2025
La psicologia abbinata allo sport: allenare la mente e non solo il corpo. È sempre più frequente in ambito sportivo (non solo professionistico) la presenza dello psicologo dello sport. Anche in Habilita Sport Medicine, il nuovo centro di riabilitazione ortopedica e sportiva presso il Gewiss Stadium a Bergamo, è presente questo servizio a disposizione di tutti coloro volessero migliorare anche l’aspetto mentale delle proprie prestazioni. Si tratta infatti di un elemento fondamentale per garantire delle performance di alto livello. A gestire questo servizio il Dott. Roberto Benis.
La figura dello psicologo dello sport, è una figura che non accompagna soltanto il professionista ma anche lo sportivo amatoriale?
«Sì, assolutamente. La psicologia dello sport si occupa sia del lavoro ad alto livello agonistico ma, ancora di più, del livello sportivo amatoriale. Molto spesso lavoriamo ad esempio con i giovani per aiutarli a aumentare la loro performance ma anche a gestire gli stati emotivi. In molti casi sono i genitori che richiedono il nostro intervento per lavorare su certi atteggiamenti dei figli che vanno anche oltre l’aspetto meramente sportivo: se un giovane vive l’evento agonistico con molta tensione e preoccupazione, spesso ne soffre anche in altre situazioni di vita».
Lo psicologo dello sport è una figura relativamente nuova: fino a qualche decina di anni fa non se ne parlava. Da cosa è dovuto questo cambiamento?
«Questa situazione è dovuto al fatto che gli atleti sono sempre più consapevoli dell’importanza dei fattori mentali all’interno della prestazione. Quante volte ha sentito dire in merito a un atleta: “è un talento formidabile, peccato che non abbia la testa”? Ecco, ora si è capita l’importanza fondamentale di occuparsi anche della testa dell’atleta. Parlando in maniera più scientifica, la performance è data dall’unione di aspetti fisici, tecnici, tattici e mentali. È ovvio che per giocare a calcio, ad esempio, devo essere in grado di fare almeno tre palleggi con i piedi; per la parte mentale consideriamo che se io faccio i palleggi con i piedi è perché sono in grado di stare concentrato sul pallone e il comando arriva dal cervello. Si tratta quindi di aspetti strettamente correlati. Esistono un’area mentale, un’area fisica, un’area tecnica e una tattica: l’unione di tutte e quattro consente di ottenere una prestazione».
Il percorso mentale si integra con quello fisico?
«L’allenamento mentale si integra con gli altri, in quanto va di pari passo con lo sviluppo di altre qualità. Il percorso prevede una prima fase che comprende un colloquio e una valutazione, per avere a disposizione un’anamnesi, come in qualsiasi altra visita specialistica. Si valutano quindi i bisogni della persona per stabilire un possibile percorso condiviso».
Le sedute avvengono anche sul campo di gioco?
«Questo è un aspetto importante che a volte può sfuggire. Una parte consistente del lavoro dello psicologo dello sport prevede la presenza sul campo. (Nella foto il Dott. Benis è sul campo con la nazionale italiana di badminton). Vedere come gioca un atleta, vedere come si relaziona con i suoi compagni, con lo staff, oppure come reagisce a vittorie e sconfitte è molto importante, vedere come si allena è fondamentale».
Lavora sia con atleti singoli o anche con squadre intere?
«Il supporto che fornisco vale anche per i team e per gli staff. Una parte consistente del lavoro viene svolto sullo staff che gestisce il gruppo. Questo è un aspetto molto importante perché se chi gestisce gli atleti ha delle problematiche, allora capisce bene quanto questo aspetto influisca nell’approccio con l’atleta e con la squadra. È dal rapporto staff/atleta che nasce il risultato. Noi lavoriamo tanto con gli allenatori per migliorare le modalità di comunicazione».
Solitamente a partire da che età ci si rivolge allo psicologo dello sport?
«Anche da ragazzini, utilizzando approcci ludici. La psicologia dell’età evolutiva viene utilizzata in un campo molto ampio. Se dobbiamo individuare un periodo più specifico, possiamo parlare di 10, 11 anni, quando iniziano le scuole medie. A questa età lo psicologo dello sport è importante per gestire gli stati emotivi, soprattutto le difficoltà di concentrazione come nei disturbi dell’apprendimento: parliamo di migliorare competenze che poi serviranno anche in altri ambiti della vita. Spesso mi contattano gli allenatori per la gestione delle fasce giovanili. In altri casi sono chiamato da qualche singolo genitore per gestire l’ansia prima della partita, o particolari stati emotivi che inficiano la performance ma soprattutto il divertimento dell’atleta nel praticare una disciplina sportiva».
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