Il nuovo ambulatorio con la nutrizionista
12/11/2024
Oggi, il sovrappeso e l’obesità rappresentano un problema significativo per la società, influendo sia sulla salute pubblica che sull’economia e sulla vita quotidiana. La loro prevalenza è aumentata notevolmente negli ultimi decenni, soprattutto nei paesi industrializzati ma anche in quelli in via di sviluppo, dove l’urbanizzazione ha cambiato le abitudini alimentari e di vita. La Dott.ssa Laila Pansera, biologa nutrizionista che da novembre è presente in Habilita Zingonia, spiega che «quasi la metà della popolazione italiana sia oggi in situazione di eccesso di peso: di questi, il 10% è rappresentato da persone obese. Si tratta quindi di una tematica di estrema attualità anche per il nostro Paese. Pensiamo poi che dietro a questa problematica sono presenti altri disturbi metabolici: spesso queste patologie sono associate a disturbi cardiovascolari, al diabete, a dislipidemie o alla sindrome metabolica. Molte persone, dopo essere venute a conoscenza del proprio eccesso ponderale, per risolvere la propria situazione, si rivolgono al nutrizionista per poter correggere la loro alimentazione. L’alimentazione rappresenta infatti il primo passo importante in un percorso di riduzione del peso».
A questo punto entra in gioco la figura del nutrizionista.
«Esatto. Il nutrizionista ha proprio il ruolo di correggere l’alimentazione, aiutando di conseguenza la terapia per questo tipo di patologie. Ultimamente sta crescendo, però, anche l’utilizzo di una corretta alimentazione come forma di prevenzione e quindi c’è una parte importante di pazienti che si rivolge al nutrizionista per investire nella propria salute e migliorare il proprio stile di vita e contrastare la tendenza ad aumentare di peso e incorrere in malattie, causata da abitudini scorrette».
Tranne nei casi in cui siano presenti patologie specifiche, l’incremento di peso può dipendere anche da fattori legati a una scarsa cultura in ambito alimentare?
«L’obesità è una patologia vera e propria ed è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una patologia multifattoriale che può essere determinata sia da una componente genetica, ma anche da una componente ambientale. Per componente ambientale si intendono tutti quei comportamenti che vengono attuati o meno e che incidono sulla qualità della vita quotidiana: non parlo solo di alimentazione corretta o scorretta, ma anche attività fisica e sedentarietà, dovuta anche al tipo di lavoro svolto. Però, spesso a fare la differenza è il livello di educazione alimentare di base. La scelta errata ripetuta nel tempo di alcuni alimenti può infatti comportare peggioramenti del proprio stato di salute, un incremento di peso e, di conseguenza, favorire l’insorgenza di determinate patologie».
Quanto è importante l’aspetto motivazionale quando si fa riferimento a una figura come il nutrizionista?
«È fondamentale. Io, quando mi approccio a un nuovo paziente, cerco di valutare sempre la sua situazione e la consapevolezza con cui si prepara ad affrontare il nuovo percorso. È fondamentale capire se è disposto a cambiare la sua situazione. Solitamente la condizione attuale di un paziente che si rivolge al nutrizionista è il frutto di una serie di comportamenti che ha messo in atto e che l’hanno condotto allo stato in cui si trova ora. Di conseguenza, solo applicando una serie di comportamenti virtuosi nella quotidianità e mantenendoli nel lungo periodo, è possibile avere dei cambiamenti importanti e duraturi sul proprio stato di salute».
In questo senso è quindi fondamentale fare riferimento sempre a un professionista.
«Molte volte l’autogestione dell’alimentazione o l’affidarsi a persone che non hanno le giuste competenze può portare a risultati che, sull’immediato, possono apparire favorevoli, ma in realtà sul lungo termine comportano un ripresentarsi della situazione con caratteristiche peggiorate: si crea quello che in gergo viene definito “effetto yo-yo” a cui ad un rapido dimagrimento segue un’altrettanto rapida riacquisizione di peso, rendendo sempre più difficoltoso e meno efficace ogni tentativo successivo di dimagrimento. Il dimagrimento non in salute, ma frutto di forti privazioni o di piani particolarmente restrittivi, non è sostenibile e rischia di peggiorare lo stato di salute della persona».